la Scarpettiana

Dopo il ciclo scarpettiano con Eduardo, e dopo varie esperienze con Armando Pugliese e Roberto De Simone, Mario forma una sua compagnia, con la quale dirige e e interpreta moltissime commedie di Eduardo Scarpetta e questo non per dovere di appartenenza al cognome, ma perché amava appassionatamente il repertorio del bisnonno…

Amava chiamare la servitù con o senza il campanello per poi ritrovarsela all’istante alle sue spalle e dare vita a une delle innumerevoli gag di sorpresa.

Amava i personaggi bizzarri e creduloni; le trame inverosimili e bislacche; le scene dipinte (che tutto erano fuorché naturalistiche); si compiaceva più dello stesso Eduardo Scarpetta a ironizzare sulla borghesia in ascesa dell’epoca; sì divertiva a disporre gli attori sulla scena come delle marionette craighiane

Insomma, se la scrittura teatrale di Eduardo Scarpetta tendeva al surreale, Mario nelle sue regie spingeva al massimo questa caratteristica e si arrabbiava se gli attori non recitavano in modo naturale. Gli era chiara una cosa fondamentale: più gli attori erano verosimili e partecipi ai personaggi e allo svolgimento della trama, più diventavano improbabili e per questo divertenti.

Mario pensò bene anche di snellire e attualizzare il dialetto napoletano delle commedie del bisnonno e diede a Felice Sciosciammocca un carattere più forte, grottesco e a tratti estremamente cinico, non facendogli perdere però quel suo ruolo di burattinaio occulto che dipanava la trama verso il lieto fine che il pubblico si aspettava.

Dal 1979 al 1981 mette in scena al teatro Cilea di Napoli la sua prima trilogia Scarpettiana, come interprete e regista: ‘O Scarfalietto, Tre pecore viziose e ‘O miedeco dei pazzi, tutti ripresi e trasmessi dalla Rai. E successivamente Miseria e Nobiltà. Con lui in compagnia tutti validi comprimari napoletani: Geppino Anatrella, Dolores Palumbo e Tullio Del Matto.

’O Scarfalietto (1996)
’O Scarfalietto (1996)
’O Scarfalietto (1996)